Particolarmente intrigante appare il dittico, in scena al Teatro Goldoni, composto da The Telephone di Gian Carlo Menotti e – mai prima rappresentato a Venezia – da Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein: due atti unici, che satireggiano su certi vezzi ricorrenti nella società statunitense intorno alla metà del Novecento. Lo spassoso The telephone mette in ridicolo uno dei piccoli vizi di allora: la logorrea telefonica. La protagonista assoluta è Lucy che comunica, tramite il filo, con Margaret – intonando arie neoclassiche alla Stravinskij – o con Pamela – cantando sul ritmo di un valzerino politonale – o con Ben – assecondata da un ‘romantico’ clarinetto. Slanci melodici, quelli di Lucy, accompagnati da un’orchestra diffusamente vivace in un contesto in gran parte tonale. In Trouble in Tahiti un giovane Bernstein, al suo debutto ‘operistico’, offre un quadro cupo e inquietante della società e, al tempo stesso, della propria famiglia, con punte di sarcasmo quasi autopunitivo. Attraverso la crisi coniugale di due agiati borghesi, Dinah e Sam – che rappresentano i genitori del musicista – Bernstein mette alla berlina non solo la società americana postbellica, consumistica ed elitaria, ma lo stesso American Dream. In questo breve musical alquanto dark – dove un trio vocale jazz commenta le vicende dei due protagonisti – il grande Lenny si fa apprezzare per il raffinato eclettismo del proprio linguaggio – che vede la rumba di Tahiti convivere con lo swing americano – preannunciando capolavori, quali Candide e West side story.
Ben / Sam Allen Boxer
Lucy / Dinah Elisa Balbo
I ruoli mancanti sono in corso di definizione e saranno pubblicati a breve
direttore Francesco Lanzillotta
regia Gianmaria Aliverta
Orchestra del Teatro La Fenice
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
con sopratitoli in italiano e in inglese