ESPLORANDO PINOCCHIO
Le peripezie di un bambino di legno per diventare maggiorenne 14, 18 e 19 marzo 2008 Teatro Malibran, ore 10,00 Al Teatro Malibran di Venezia, venerdì 14 marzo (con repliche il 18 e il 19 marzo) alle ore 10,00, debutterà lo spettacolo multimediale Esplorando Pinocchio. Le peripezie di un bambino di legno per diventare maggiorenne, terzo dei quattro spettacoli di teatro musicale per la scuola prodotti per il 2008 dall’Area Formazione, Ricerca, Progetti innovativi del Teatro La Fenice nell’ambito del Programma di cultura narrativa e di aggiornamento metodologico per gli insegnanti intitolato “Viaggi, naufragi e incontri: avventure della fantasia tra credibile e incredibileâ€, curato da Domenico Cardone e realizzato in collaborazione con l'Assessorato Politiche Educative-Itinerari Educativi della Città di Venezia. Lo spettacolo di parola, immagine, danza e musica, su testo e con conduzione di Domenico Cardone e Valeria Vitale, in prima rappresentazione assoluta, è un viaggio virtuale alla (ri)scoperta delle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, realizzato con percorsi videoanimati nelle invenzioni artistiche dei maggiori illustratori dall’ '800 ad oggi (ben 500 immagini ricavate da edizioni anche rare e fuori commercio) e impreziosito da invenzioni coreografiche su quattordici quadri musicali composti da Gabriele Di Toma eseguiti in scena dall'Ensemble Musicale del Conservatorio “C. Pollini†di Padova†composta da Nicoletta Zannoni (flauto), Carlo Maron (clarinetto), Fiorella Isola (sassofono contralto), Enrico Carraro (violino), Davide Bernardi (violoncello), Giulia Rettore (arpa), Chiara Comparin (pianoforte), Vanni Vespani (percussioni). Le coreografie sono di Laura Moro: ne sono protagonisti danzatori professionisti della Compagnia di danza contemporanea “Il Corpo pensante†diretto da Laura Moro assieme ad allievi del Cantiere di formazione professionale della Fondazione Morello di Castelfranco Veneto. I protagonisti e i ruoli sono: Caterina Basso (Pinocchio, Fata, Mangiafuoco), Maria Francesca Guerra (Pinocchio, Grillo), Alberto Boscolo Chio (Pinocchio, Gatto, Lucignolo), Alice Rusconi (Bambina, Marionetta), Marilù Cardin (Bambina, Marionetta, Volpe), Genny Venerando (Bambina/o, Marionetta), Eleonora Grotto (Bambina, Bambino), Eleonora Fraccaro (Bambina/o, Marionetta). Scene di Massimo Checchetto, costumi di Carlos Tieppo, luci di Vilmo Furian, allestimento del Teatro La Fenice. Lo spettacolo, rivolto ad alunni di scuola primaria e secondaria provenienti da tutto il Veneto per un totale di 1200 spettatori già prenotati e, nell'ultima recita, aperto anche agli universitari e al pubblico adulto in una versione di "lettura" più raffinata e smaliziata, presenterà sulla scena un’aula scolastica del passato: un maestro (Domenico Cardone) e una giovane tirocinante (Valeria Vitale) racconteranno a una classe dapprima un po’ annoiata e poi sempre più infervorata, sorvegliata da un maestro di musica dal talento compositivo (lo stesso M° Gabriele Di Toma) storie di Pinocchio e su Pinocchio dando voce ai personaggi: a ciò che pensano, a ciò che vogliono, a ciò che il testo di Collodi li “costringe a essere e a fare†affinchè la storia possa funzionare. Nel raccontarsi, i personaggi prendono a prestito, dall’autore stesso che li ha creati, i molti stili espressivi che egli è riuscito a far convivere nel suo capolavoro narrativo: così, queste storie si tingono di comicità (come per la baruffa, gli insulti e le botte che si scambiano i due bizzosi falegnami) o di epico, di giallo noir (evocando il tentato assassinio del Grillo parlante o i modi spicci del Gatto e la Volpe) di macabro, di magico e di fantastico, di grottesco, di realistico, di patetico e sentimentale... Mentre questi racconti scorrono, da un grande finestrone dell’aula, scorrono in parallelo le immagini, in un filmato appositamente realizzato dall’Istituto MetaCultura di Roma, quasi a voler dar corpo all’esplosione di immaginario, di interpretazioni, di reinvenzione creativa che l’ascolto e la lettura di questa storia può produrre in ogni spettatore sensibile. La classe è composta da sedici studenti, otto musicisti e otto danzatori, che esprimeranno il proprio coinvolgimento emotivo e narreranno caratteri e relazioni dei personaggi, chi attraverso la musica (i componenti del gruppo strumentale), chi con un irrefrenabile, poetico e umoristico, gioco corporeo (i danzatori) e in tal modo i quattordici quadri musicali composti dal Maestro Di Toma su altrettanti episodi del testo di Collodi, hanno modo di delineare e precisare con nitidezza, "visualizzati" attraverso l’invenzione coreografica di Laura Moro, le forme musicali: le associazioni timbriche, melodiche e armoniche, il dialogo ritmico, etc. in uno stile che, con i suoi accenti e un suono quasi gestuale, invita anche a possibili invenzioni ed esplorazioni psicomotorie una volta ritornati in classe. A tale scopo a tutti gli insegnanti ne è stato donato un cd, mentre, per gli studenti e il pubblico, è stato appositamente pubblicato un “Quaderno di Esplorazione†contenente i testi dello spettacolo, una selezione di illustrazioni e alcune aree di lavoro didattico-musicale. Costo dello spettacolo (durata: 85’): euro 6,00. Biglietti posti in vendita al Teatro Malibran, nei giorni delle rappresentazioni, a partire da un'ora prima dell'inizio.
YURI TEMIRKANOV DIRIGE ALLA FENICE LA QUINTA E LA SESTA SINFONIA DI BEETHOVEN
Il direttore russo Yuri Temirkanov dirigerà nel mese di marzo due concerti sinfonici al Teatro La Fenice, uno interamente beethoveniano – nell’ambito dell’integrale delle nove sinfonie prevista nella Stagione 2007-2008 –, l’altro dedicato a musiche russe. Il primo dei due concerti, programmato per sabato 15 marzo 2008 alle ore 20.00 (turno S) con replica domenica 16 alle ore 17.00 (turno U), prevede l’esecuzione di due capisaldi della letteratura sinfonica: la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 e la Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68, Pastorale, di Ludwig van Beethoven. La pomeridiana di domenica 16 è compresa nelle iniziative «La Fenice per la città » e «La Fenice per la provincia», promosse in collaborazione con le Municipalità del Comune di Venezia e la Provincia di Venezia, e rivolte ai residenti nel comune e nella provincia di Venezia. Composta fra il 1804 e il 1808 ed eseguita nel dicembre di quell’anno insieme alla Sesta in un’accademia musicale al Theater an der Wien, la Quinta Sinfonia è considerata come il paradigma del sinfonismo beethoveniano per l’eroica tensione etica incarnata in una dialettica drammatica di straordinaria intensità , coerenza e compattezza. Il celebre motto iniziale («così il destino batte alla porta» secondo le parole dello stesso Beethoven) è cellula generatrice dell’intero primo tempo grazie a una densissima e tesa elaborazione contrappuntistica, alla cui serrata aggressività si contrappone il sereno mi bemolle maggiore del secondo tema. Il secondo movimento, Andante con moto, è costituito da un tema di nobile cantabilità con tre variazioni di grande libertà formale. Segue un Allegro in forma di scherzo con trio, che si snoda a partire da una misteriosa ed inquieta idea iniziale in do minore, punteggiato di richiami al ritmo ‘fatale’ dell’inizio della sinfonia. Una transizione lo collega senza interruzione al gioioso Finale in do maggiore, un’esplosione di volontarismo eroico evidente fin dalla vittoriosa fanfara iniziale riconducibile a modelli francesi rivoluzionari. Iniziata nell’estate del 1807 e portata a termine nel maggio 1808, la Sesta Sinfonia è dedicata al principe Lobkowitz e al conte Razumovskij come la Quinta e, come questa, ha avuto la prima esecuzione il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien, sotto la direzione dell’autore. Nel programma del concerto l’opera era definita come Sinfonia Pastorale, piuttosto espressione del sentimento che pittura, e ognuno dei cinque movimenti portava un’indicazione programmatica: Arrivo in campagna, Scena presso il ruscello, Allegra riunione di contadini, Tempesta, Canto pastorale di ringraziamento alla divinità dopo la tempesta. L’opera si collega quindi al genere della musica a programma settecentesco nel momento stesso in cui lo supera, aprendo un nuovo capitolo nei rapporti fra musica e natura: l’interesse batte sull’«espressione del sentimento» piuttosto che sulla «pittura», e la natura, pur protagonista assoluta dell’opera, entra in gioco in quanto vista e sentita dall’uomo, tempio di una religione della benevolenza che ha nell’uomo il suo centro. YURI TEMIRKANOV Dal 1988 è direttore artistico e direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo. È inoltre principale direttore ospite dell’Orchestra Sinfonica della Radio Danese (dal 1998) e del Teatro Bol’šoj di Mosca e direttore emerito della Baltimore Symphony Orchestra. Nato a Nal’Äik, nel Caucaso, studia violino, viola e direzione d’orchestra al Conservatorio di Leningrado diplomandosi nel 1965. Vincitore nel 1966 del Concorso pan-sovietico di direzione d’orchestra, è invitato da Kiril Kondrashin a effettuare alcune tournée in Europa e Stati Uniti con il violinista David Oistrakh e l’Orchestra Filarmonica di Mosca. Debutta con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo nel 1967, dove è dapprima assistente di Mravinskij, quindi direttore principale. Nel 1976 è nominato direttore musicale del Teatro Kirov dove rimane fino al 1988 dirigendo fra l’altro memorabili produzioni di Evgenij Onegin e La dama di picche. È regolarmente invitato a dirigere le principali orchestre europee: Berliner e Wiener Philharmoniker, Staatskapelle di Dresda, London Philarmonic, London Symphony, Concertgebouw, Santa Cecilia, la Scala, Royal Philharmonic di Londra (direttore principale dal 1992 al 1998, quindi direttore laureato), Filarmonica di Dresda (principale direttore ospite dal 1992 al 1997). Negli Stati Uniti dirige regolarmente le principali orchestre di New York, Philadelphia, Boston, Chicago, Cleveland, San Francisco e Los Angeles ed è stato direttore musicale della Baltimore Symphony Orchestra dal 2000 al 2006. Tutti gli anni a Natale ospita a San Pietroburgo i principali solisti internazionali in occasione dell’International Winter Festival Arts Square. Fra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati tributati, la Medaglia del Presidente conferitagli nel 2003 da Vladimir Putin, il Premio Abbiati 2003 e, sempre nel 2003, la nomina a «direttore dell’anno» in Italia. È stato recentemente nominato accademico onorario di Santa Cecilia.
YUTAKA SADO DIRIGE AL TEATRO MALIBRAN MUSICHE DI BEETHOVEN E SCHOENBERG
Giunge al sesto appuntamento la Stagione sinfonica 2007-2008 della Fondazione Teatro La Fenice. Sabato 9 febbraio 2008 alle ore 20.00 (turno S) e domenica 10 alle ore 17.00 (turno U) al Teatro Malibran il direttore giapponese Yutaka Sado guiderà l’Orchestra del Teatro La Fenice in un programma di musiche di Ludwig van Beethoven e Arnold Schoenberg. Aprirà il concerto l’Ouverture dalle musiche di scena op. 84 composte da Beethoven per il dramma Egmont di Goethe, seguita nella prima parte dalle Variazioni op. 31 di Schoenberg, prima composizione dodecafonica per orchestra del compositore viennese. La seconda parte del concerto sarà interamente dedicata alla Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93 di Beethoven, secondo appuntamento con l’integrale delle nove sinfonie. La pomeridiana di domenica 10 rientra nelle iniziative «La Fenice per la provincia», realizzata in collaborazione con la Provincia di Venezia e riservata ai residenti nella provincia, e «Giovani a Teatro», realizzata in collaborazione con la Fondazione di Venezia. Le musiche di scena per l’Egmont furono composte da Beethoven nel 1810 in occasione di una serie di rappresentazioni della tragedia di Goethe al Burgtheater di Vienna. L’Ouverture, composta per ultima, costituisce una folgorante sintesi della sostanza del dramma, imperniato sul personaggio di Egmont, eroe della lotta per la libertà delle Fiandre oppresse dagli spagnoli, condannato nel 1568 alla decapitazione dal Duca d’Alba. L’Allegro centrale, carico di energia e di tensione, è preceduto da un’introduzione lenta dominata dall’opposizione archi/fiati (spagnoli/fiamminghi), e sfocia in una vorticosa coda (Allegro con brio) del tutto indipendente dai materiali precedenti, che riprende l’ultimo brano delle musiche di scena, la Sinfonia di vittoria che accompagna la visione utopica di Egmont avviato al patibolo. Le Variazioni op. 31, iniziate nel 1926, furono concluse da Schoenberg nel 1928 su sollecitazione di Wilhelm Furtwängler che gli aveva proposto di presentare un suo nuovo lavoro alla Filarmonica di Berlino. La prima esecuzione, il 2 dicembre 1928, suscitò uno scandalo clamoroso, tanto che Furtwängler rinunciò ad eseguirle nelle repliche del concerto. Articolata classicamente in introduzione, tema, nove variazioni e finale, l’op. 31 è il primo lavoro per orchestra scritto da Schoenberg secondo il metodo dodecafonico e costituisce un testo esemplare su cui studiare la tecnica dodecafonica classica. La razionalità dell’altissimo magistero contrappuntistico sembra tuttavia voler costringere nelle proprie maglie una materia inventiva ancora profondamente legata alla coscienza espressionista dell’autore: la violenza che lo sforzo costruttivo esercita su tale materia lacerata e sconvolta, produce l’effetto di un freddo delirio di inaudita potenza. Eseguita per la prima volta il 27 febbraio 1814 nella Sala del Ridotto di Vienna, in un concerto tutto di musiche di Beethoven tra le quali spiccava ancora la Settima, l’Ottava Sinfonia si ricollega per molti aspetti (le dimensioni ridotte, la presenza di un minuetto anziché di uno scherzo) al Settecento di Haydn e di Mozart, allontanandosi dalla sublime urgenza contenutistica e dal titanismo eroico delle sinfonie precedenti. Scelta deliberata, frutto di un supremo dominio tecnico e formale, dimostrazione di una capacità quasi umoristica di giocare con le forme in un’ottica di serenità e sorridente leggerezza. YUTAKA SADO Yutaka Sado è stato recentemente nominato direttore musicale e artistico del nuovo centro musicale di Hyogo, presso Kobe, il più importante e ambizioso progetto culturale degli ultimi anni in Giappone. In questa veste dirige opere, concerti e importanti programmi dedicati alla formazione di giovani musicisti e del giovane pubblico, seguendo così direttamente le tracce del suo primo mentore, Leonard Bernstein. Nato a Kyoto nel 1961, a partire dal 1987 ha lavorato negli Stati Uniti con Leonard Bernstein e Seiji Ozawa, diventando l’assistente di quest’ultimo alla New Japan Philharmonic Orchestra. La sua carriera internazionale inizia nel 1989 con il Grand Prix al 39° Concorso Internazionale per direttori d’orchestra di Besançon. Vince in seguito il Premio speciale Davidoff in Germania e il Grand Prix al Concorso Bernstein di Gerusalemme nel 1995. Dal 1990 partecipa ogni anno al Pacific Music Festival di Sapporo fondato da Leonard Bernstein, divenendo anche direttore residente. Dal 1993 è direttore principale dell’Orchestre Lamoureux, cui ha restituito una posizione di primo piano nella vita musicale francese. Ospite regolare dell’Orchestre de Paris, delle altre importanti orchestre sinfoniche parigine, della Süddeutscher Rundfunk di Stoccarda, ha diretto fra l’altro l’Orchestre de la Suisse-Romande, la Gürzenich Orchester di Colonia, la Berliner Sinfonie-Orchester, la Filarmonica di Dresda, la Filarmonica di Amburgo, i Bamberger Symphoniker, la Bayerischer Rundfunk di Monaco, la Staatskapelle di Dresda. Nell’estate del 2003 è stato ospite del Festival di Aix-en-Provence con una nuova produzione della Traviata e nell’estate 2007 ha diretto Madama Butterfly al Festival di Orange. In Italia Yutaka Sado è ospite regolare dell’Orchestra Sinfonica di Santa Cecilia a Roma e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, oltre ad aver diretto l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano (della quale è stato principale direttore ospite tra il 1998 e il 2001) e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
AL TEATRO MALIBRAN IL FLAMENCO DI MERCEDES RUIZ
Da mercoledì 30 gennaio a domenica 3 febbraio 2008 andrà in scena tutti i giorni al Teatro Malibran Juncá, uno spettacolo della CompañÃa de baile flamenco de Mercedes Ruiz, vincitore nel marzo 2007 del Premio della critica al Festival di Jerez. In scena la stessa Mercedes Ruiz, ideatrice e coreografa dello spettacolo, insieme con altri due bailaores, Antonio Lopez e Vanessa Rodriguez. La parte musicale sarà affidata ai cantaores David Palomar, David Lagos e Londro accompagnati dalle chitarre di Santiago Lara e Javier Ibáñez, dal pianoforte di Miguel Angel López e dalle percussioni di Perico Navarro. Musica originale di Santiago Lara, testi di Santiago Lara, David Lagos e della tradizione popolare, luci di Manu Llorens, costumi di Fernando Ligero. Lo spettacolo, prodotto da Daniela Lazary Arte y Movimiento in collaborazione con l’Agencia Andaluza para el Desarrollo del Flamenco, è presentato a Venezia dalla Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto. Cinque le repliche: mercoledì 30 gennaio (turno A1), giovedì 31 (turno D1) e venerdì 1 febbraio (turno E1) alle ore 20.00; sabato 2 (turno C1) e domenica 3 febbraio (turno B1) alle ore 15.30. La serale di venerdì 1 febbraio rientra nell’iniziativa «La Fenice per la città », la pomeridiana di domenica 3 nell’iniziativa «La Fenice per la provincia», entrambe nell’iniziativa «Giovani a Teatro». Juncá – che in caló, la lingua dei gitani andalusi, significa autentico, splendido, generoso – è il titolo scelto da Mercedes Ruiz per il suo nuovo spettacolo, presentato in prima mondiale alla Biennale dell’Arte Flamenca di Siviglia nell’ottobre 2006 e vincitore nel marzo 2007 del Premio della critica al Festival di Jerez. Con questo lavoro l’artista di Jerez desidera esplorare le sue radici culturali, che sono quelle del flamenco più puro, e condividere con il pubblico la propria arte, frutto creativo di una personalissima fusione di immagini della tradizione e nuove invenzioni. Condividendo quanto detto una volta dal celebre architetto catalano Antonio Gaudà – «Si trova l’originalità tornando alle origini» – Mercedes Ruiz ha intrapreso un analogo viaggio di esplorazione del baile flamenco per portare al pubblico la sua interpretazione delle tradizioni di Jerez e del patrimonio culturale dei suoi antenati. Juncá è esattamente questo: un ritorno alle origini, all’essenza, alle colonne portanti della cultura flamenca. Con la sua peculiare inventiva e personalità , l’artista osa reinterpretare questa forma d’arte e ci offre una singolare visione degli stili del canto e del ballo flamenco, nati proprio nella sua città . E così la seguidilla, la soleá e la bulerÃa, le cui origini storiche affondano proprio nella comunità di Jerez, diventano parti fondamentali dello spettacolo. Benché Mercedes Ruiz sia già considerata a livello internazionale come una delle maggiori personalità del teatro flamenco di oggi, non si è mai adagiata su clichés consolidati ma ha caratterizzato la sua carriera con una incessante ricerca coreografica ed espressiva, che contribuisce ad elevare, spettacolo dopo spettacolo, la sua dimensione artistica. MERCEDES RUIZ Mercedes Ruiz nasce nel 1980 e a soli sei anni inizia la carriera professionista con lo spettacolo Semilla flamenca diretto da Ana Maria López. Alcuni anni più tardi entra a far parte della compagnia Manuel Morao y los Gitanos de Jerez. Dal 1992 al 2002 si esibisce sui palcoscenici più importanti del mondo, collaborando con le più prestigiose compagnie di flamenco, tra le quali la CompañÃa de Antonio El Pipa e la CompañÃa de Eva Yerbabuena. Nel settembre 2002, dopo aver vinto il primo premio alla Biennale dell’Arte Flamenca di Siviglia, decide di intraprendere la carriera da solista formando una sua compagnia e creando il suo primo lavoro, Dibujo en el aire, che presenta, e continua a presentare, nei più importanti teatri del mondo. Nello stesso periodo partecipa a una lunga tournée come artista ospite con la compagnia di Antonio Canales. Nel gennaio 2005 debutta al Festival Flamenco di Nîmes il suo secondo lavoro, Gestos de mujer, con il quale sarà in tournée in Europa per oltre un anno. La consacrazione arriva grazie a Juncá, il nuovo lavoro presentato in prima mondiale alla Biennale dell’Arte Flamenca di Siviglia nell’ottobre 2006. Lo spettacolo ottiene un grande successo di critica e di pubblico e la porta ad essere presente nella stagione del Théâtre de la Ville di Parigi, fino a vincere nel 2007 il premio della critica al Festival di Jerez.
LA RONDINE DI GIACOMO PUCCINI
La Stagione lirica 2008 del Teatro La Fenice sarà inaugurata sabato 26 gennaio 2008 alle ore 19.00 con La rondine, commedia lirica in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Adami, nella prima, 1917, delle tre versioni del lavoro. Regista del nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro Verdi di Trieste, sarà Graham Vick, Peter J. Davison curerà le scene, Sue Willmington i costumi. Coreografie di Ron Howell, light designer Peter Kaczorowski. Carlo Rizzi dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice. Fra gli interpreti, Fiorenza Cedolins (26, 29, 31/1) e Maria Luigia Borsi (27, 30/1, 3/2 e 5/2) Magda, Sandra Pastrana (26, 29, 31/1 e 3/2) e Oriana Kurteshi (27, 30/1 e 5/2) Lisette, Fernando Portari (26, 29, 31/1 e 3/2) e Arturo Chacón-Cruz (27, 30/1 e 5/2) Ruggero, Emanuele Giannino (26, 29, 31/1 e 3/2) e Mark Milhofer (27, 30/1 e 5/2) Prunier, Stefano Antonucci Rambaldo, George Mosley Péricaud, Iorio Zennaro Gobin, Giuseppe Nicodemo Crébillon, Sabrina Vianello Yvette, Giacinta Nicotra Bianca, Annika Kaschenz Suzy, Andrea Zuapa un maggiordomo. La prima di sabato 26 gennaio 2008 sarà seguita da sei repliche, il 27, 29, 30, 31 gennaio e il 3 e 5 febbraio 2008. Informazioni o prenotazioni al Call Center Hellovenezia 041/2424. La rondine appartiene al periodo della maturità di Puccini, il quale nel 1913 prese in considerazione l’ipotesi di scrivere un’operetta, forma spettacolare costituita da dialoghi recitati e pezzi cantati, allettato dall’offerta di una cospicua somma di denaro da parte della direzione del Carltheater, teatro viennese specializzato in questo genere. L’attenzione del musicista si concentrò sul secondo soggetto che gli venne proposto: il canovaccio di Willner e Reichert fu tradotto e versificato da Giuseppe Adami nella forma di un libretto italiano tradizionale. La partitura fu completata nell’aprile 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia e l’opera fu data per la prima volta in campo neutro a Monte-Carlo il 27 marzo 1917 con successo trionfale. In seguito Puccini sottopose questo lavoro a diverse revisioni, ma la versione rappresentata nel 1917 è tuttora la più apprezzata. La vicenda è ambientata in Francia durante il Secondo Impero napoleonico (1852-70). La cortigiana Magda de Civry, mantenuta dal banchiere Rambaldo, conosce durante un festeggiamento a casa propria il giovane Ruggero Lastouc, da poco giunto dalla provincia. Essa lo raggiunge in incognito in un locale parigino e qui si innamora di lui, credendo così di rinnovare una magica avventura del passato. Come una rondine in fuga verso il sole, Magda abbandona il banchiere e va a vivere con Ruggero in Costa Azzurra. A corto di denaro il giovane scrive ai genitori e chiede il consenso a sposare l’amata, che gli viene prontamente concesso. Tuttavia la prospettiva di appartenere totalmente a qualcuno e di dover rinunciare alla vita brillante precedente atterrisce a tal punto Magda che essa, pur desolata, lascia l’innamorato Ruggero, disperato per questa scelta. La trama della Rondine, incentrata sulle istanze modernissime della difficoltà di amare e del primato della realizzazione individuale, contiene evidenti riferimenti a celebri opere del passato, quasi certamente voluti. Si pensi a Sapho (1897) di Massenet, storia dell’amore tra una donna di mondo e un giovane provinciale, che la protagonista alla fine abbandona, alla Traviata (1853) di Verdi, con un tocco di Pipistrello (1874) di Johann Strauss. I primi due primi numeri chiusi del primo atto sorreggono l’arco drammatico dell’intera opera e contengono in nuce gli sviluppi della vicenda, colorando di nostalgia il prosieguo del dramma. La grazia ingenua e sentimentale di tali pezzi iniziali, legata alla primitiva destinazione operettistica, resta tuttavia in sostanziale contrasto con il resto di un lavoro che a tratti ricorda La bohème per la musica brillante e ironica e il ritmo fluido e danzante, «immagine di una visione irrequieta e caleidoscopica della realtà che non tollera interruzioni» (Fedele D’Amico).
PAOLO OLMI DIRIGE AL TEATRO MALIBRAN MUSICHE DI SCHUBERT, SALIERI E BEETHOVEN
Sabato 17 novembre 2007 alle ore 20.00 al Teatro Malibran l’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da Paolo Olmi si esibirà in un programma dedicato ad Antonio Salieri e ai suoi due allievi Ludwig van Beethoven e Franz Schubert. Il concerto si aprirà con l’Ouverture dell’opera-melologo Die Zauberharfe D 644 di Schubert (1820), erroneamente nota come Ouverture del dramma Rosamunde (per cui il compositore scrisse le musiche di scena, senza ouverture, D 797). Seguiranno le 26 Variazioni sulla Follia di Spagna di Antonio Salieri, ultimo lavoro del sessantacinquenne maestro legnanese, composte nel 1815. La seconda parte sarà interamente dedicata alla Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven, eseguita a Vienna nel 1803. Il concerto è compreso nei progetti «La Fenice per la città », promosso in collaborazione con le Municipalità del Comune di Venezia e rivolto ai residenti nel comune, e «La Fenice per la provincia», promosso in collaborazione con la Provincia di Venezia e rivolto ai residenti nella provincia. Rappresentata a Vienna al Theater an der Wien nel 1820, Die Zauberharfe fu una sorta di opera-melologo in cui le voci parlate degli attori erano accompagnate dalla musica. Il testo è perduto, ma ci rimangono l’ouverture, sette cori, un entr’acte e sei grandi melologhi composti dal giovane Schubert, che fino al 1817 era andato regolarmente a lezione da Salieri. L’ouverture mostra i frutti di quell’insegnamento: forma alla francese (introduzione lenta e poi un movimento svelto in forma sonata) e scrittura trasparente, non senza qualche ingenua aspirazione a un eloquio alto, forbito. Il risultato è una pagina estroversa e leggera, di immediata cordialità .. Composte nel 1815, quando Salieri, pur restando uno dei personaggi chiave della musica viennese, aveva ormai drasticamente ridotto la sua attività creativa, le Variazioni per orchestra sulla Follia di Spagna sono una composizione misteriosa e di grande fascino. Basate su un soggetto musicale antico e molto diffuso fino alla metà del Settecento, la Follia, un ostinato in re minore derivato da un’antica danza portoghese, costituiscono il primo esempio di variazioni scritte per sola orchestra, e presentano una strumentazione di grande interesse e raffinatezza che prevede anche parti nettamente solistiche affidate all’arpa e al violino. La Seconda Sinfonia, i cui primi abbozzi risalgono al 1800, fu compiuta da Beethoven nel 1802, il tragico anno della sordità e del testamento di Heiligenstadt, e presentata al pubblico il 5 aprile 1803 al Teatro An der Wien sotto la direzione del trentatreenne autore. In essa il percorso dell’affrancamento dalla tradizione di Mozart e di Haydn è già iniziato: Beethoven esplora le possibilità del linguaggio sinfonico alla luce di una diversa energia, di una dialettica fra le parti che non è più decorazione ma struttura, intimamente collegata a quella della forma classica. PAOLO OLMI Ha studiato direzione d’orchestra a Roma con Massimo Pradella e Franco Ferrara. Dopo il debutto operistico nel 1986 al Teatro Comunale di Bologna, ha intrapreso una brillante carriera che lo ha portato ad esibirsi nelle maggiori sale da concerto e teatri d’opera del mondo. La sua passione per l’opera l’ha portato a dirigere molti lavori che formano oggi il nucleo principale del suo ampio repertorio. Ha inoltre diretto molti lavori corali sacri, compresi i Requiem di Verdi, Mozart e Fauré. Ha diretto presso le principali istituzioni musicali fra cui l’Opera di Roma, la Fenice di Venezia, Santa Cecilia a Roma, la Scala di Milano (nel 1987 con Rostropovich), la Bayerische Staatsoper di Monaco, la Deutsche Oper di Berlino, l’Opera di Chicago, il Teatro Real di Madrid, il Covent Garden di Londra, la Semperoper di Dresda, il Teatro Colón di Buenos Aires, il New National Theatre di Tokyo e i Berliner Philharmoniker. Nel 1998 ha diretto il concerto inaugurale del nuovo Teatro di Shanghai e recentemente è tornato in Cina per concerti a Pechino e Shanghai dove ha iniziato una serie di masterclass con la recentemente fondata China Youth Orchestra. È da anni impegnato nella diffusione della musica in tutti i continenti: ha diretto tournée a Cuba e ha portato per la prima volta un’opera in forma scenica in India, La traviata con l’Opera di Roma. Dal 2001 tiene ogni anno masterclass alla Guildhall School of Music and Drama di Londra. Fra le sue registrazioni vi sono l’integrale delle sinfonie di Mendelssohn con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, Le nozze di Figaro all’Opera di Lione e un concerto in onore della Regina d’Olanda e dei suoi 25 anni di regno nel 2005 ad Amsterdam. Fra le sue interpretazioni più recenti segnaliamo le esecuzioni in forma di concerto dei Vespri siciliani, Jérusalem, Falstaff e Adriana Lecouvreur con la Radio Filharmonisch Orkest Holland al Concertgebouw di Amsterdam, rappresentazioni della Bohème e del Barbiere di Siviglia all’Opera di Nancy e dell’Elisir d’amore all’Opera di Bordeaux e concerti con la London Philharmonic Orchestra and Chorus a Londra e Roma con lo Stabat mater di Rossini. È stato recentemente nominato direttore musicale dell’Opéra National de Nancy, dove ha diretto concerti sinfonici e rappresentazioni di Andrea Chénier, Macbeth, La Cenerentola e Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny.
LA FENICE PER LA CITTà STAGIONE 2007/2008 €“ PROPOSTE AI RESIDENTI DEL COMUNE DI VENEZIA
La Fenice per la Città Stagione 2007/2008 – Proposte ai residenti del Comune di Venezia Dopo il successo dell’iniziativa 6 Concerti per la Città (marzo/aprile 2006) e La Fenice per la Città 2006/7, la Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con le Municipalità ed il Comune di Venezia ripropone ai residenti un articolato calendario di 22 appuntamenti (6 concerti sinfonici, 9 concerti di musica da camera, 6 opere ed un balletto) lungo tutta la Stagione 2007/2008 tra novembre 2007 e dicembre 2008. I concerti sinfonici articolano programmi del principale ciclo sinfonico 2007/8, il primo al Teatro Malibran, gli altri al Teatro La Fenice, sono sei, alle ore 20.00 il sabato e alle ore 17.00 la domenica: sabato 17 novembre 2007 direttore Paolo Olmi; domenica 16 marzo 2008 direttore Yuri Temirkanov; sabato 29 marzo direttore Andrey Boreyko; domenica 6 aprile direttore Eliahu Inbal; sabato 5 luglio James Conlon e infine sabato 12 luglio direttore Eliahu Inbal. Nove sono i concerti da camera, tutti il lunedì alle ore 20.00, organizzati in collaborazione con la Società Veneziana di Concerti: il 12 novembre 2007 Leonidas Kavakos e Dénes Várjon; il 26 novembre il Wiener Kammerensemble; il 10 dicembre il Quartetto Borodin e Mario Brunello al violoncello; il 7 gennaio 2008 Angela Hewitt al pianoforte; il 28 gennaio concerto di Lieder del baritono Matthias Goerne con il pianista Eric Schneider; il 3 marzo Andrea Lucchesini (pianoforte), Mario Brunello (violoncello), Marco Rizzi (violino), Alessio Allegrini (corno) e Jörg Widmann (clarinetto); il 21 aprile il pianista Paul Lewis; il 12 maggio Sara Mingardo (mezzosoprano), Maurizio Valmarana (violino) e Ilario Gastaldello (viola) con la Camerata Marciana; il Trio Mondrian concluderà il ciclo il 26 maggio. Le sei opere in programma, tre in recita alle ore 19.00 e tre in prova generale aperta alle ore 15.30, saranno: martedì 5 febbraio 2008 ore 19.00 La rondine di Puccini; giovedì 17 aprile ore 15.30 (prova aperta) Il barbiere di Siviglia di Rossini; giovedì 24 luglio ore 20.00 La leggenda del serpente bianco, opera cinese di Zhu Shaoyu, prima rappresentazione assoluta in coproduzione con il Gran Teatro Nazionale di Pechino; venerdì 12 settembre ore 15.00 (prova aperta) Boris Godunov di Musorgskij; giovedì 16 ottobre ore 19.00 La virtù de’ strali d’Amore di Cavalli; il dittico Von heute auf morgen di Schoenberg e Pagliacci di Leoncavallo, data da definire. Le sei opere andranno in scena tutte al Teatro La Fenice salvo una, Le virtù de’ strali d’Amore, al Teatro Malibran. La proposta della Fenice per la città comprenderà infine uno spettacolo di balletto: Juncá della Compañia Mercedes Ruiz, Premio della critica al Festival Flamenco di Jerez 2007, in scena al Teatro Malibran venerdì 1 febbraio 2008 alle ore 20.00. L’organizzazione ha visto realizzato un incontro tra il Teatro La Fenice e i rappresentati di tutte le Municipalità del Comune di Venezia, nel corso del quale è stato presentato il progetto Fenice per la Città 2007/8 e sono state illustrate le modalità di acquisto dei biglietti. I residenti del comune di Venezia, avranno la possibilità di acquistare i biglietti (posto unico numerato) , fino all’esaurimento dei posti messi a disposizione per l’iniziativa, per i concerti sinfonici, dal 29 ottobre quelli dei concerti da camera, dal 7 gennaio 2008 quelli delle preime tre opre e del balletto e dal 3 giungo2008 quelli per le ultime tre oprein programma. Il costo dei biglietti è di 10€ per il singolo concerto, 20 € per l’opera e 15€ per il balletto, altre riduzioni sono riservate a studenti fino a 26 anni, anziani oltre i 60 anni, gruppi famigliari (minimo 3 persone dei quali un minore) o gruppi organizzati di almeno 10 persone. Un’ulteriore opportunità per meglio accedere ai concerti sarà data dalla possibilità di ritirare presso le sei Municipalità del Comune di Venezia (Venezia-Murano-Burano, Lido-Pellestrina, Mestre-Carpenedo, Marghera, Chirignago-Zelarino e Favaro Veneto) un tagliando di prelazione per un posto privilegiato di platea, palco, galleria e loggione centrale (fino ad esaurimento dei posti riservati), da utilizzare in biglietteria al momento dell’acquisto del biglietto. Le biglietterie abilitate alla vendita dei biglietti a riduzione sono tre: quella del Teatro La Fenice (in Campo S. Fantin, aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18.30), la biglietteria Hello Venezia di Piazzale Roma (aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 18.30) e la biglietteria del Centro Vesta di Via Cappuccina a Mestre (aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 16.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00). Sarà sufficiente presentarsi muniti di una carta d’identità che testimoni la residenza (per la riduzione famiglie servirà anche un’autocertificazione di appartenenza al medesimo nucleo familiare; per la riduzione gruppi sarà invece necessario prenotarsi preventivamente via fax allo 041 786580 o via e-mail a [email protected]).
ERCOLE SUL TERMODONTE E BAJAZET DI ANTONIO VIVALDI
Prosegue anche nel 2007 la collaborazione della Fondazione Teatro La Fenice con l’orchestra barocca Europa Galante diretta da Fabio Biondi, iniziata nella stagione 2005-2006 con La Didone di Cavalli. Dal 4 al 14 ottobre 2007 l’orchestra sarà infatti ospite del Teatro Malibran per due produzioni vivaldiane: Ercole sul Termodonte, dramma per musica in tre atti su libretto di Antonio Salvi in prima rappresentazione integrale in tempi moderni, e Bajazet, tragedia per musica in tre atti su libretto di Agostino Piovene. Le due opere, presentate nell’ambito della Stagione lirica 2007, andranno in scena a giorni alterni per un totale di cinque rappresentazioni in abbonamento e tre fuori abbonamento: Ercole sul Termodonte giovedì 4 alle ore 19.00 (turno A), sabato 6 alle 15.30 (turno C), giovedì 11 alle 19.00 (turno D) e sabato 13 alle 15.30 (fuori abbonamento), Bajazet venerdì 5 alle 19.00 (turno E), domenica 7 alle 15.30 (turno B), venerdì 12 alle 19.00 e domenica 14 alle 15.30 (fuori abbonamento). L’allestimento dei due lavori, in forma scenica per Ercole, in forma semiscenica per Bajazet, è affidato al laboratorio integrato di regia, scenografia e costume della Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia, con la collaborazione artistica della Fondazione Teatro Due di Parma. Il cast di Ercole sul Termodonte sarà formato da Romina Basso, Roberta Invernizzi, Emanuela Galli e Stefanie Irányi nei ruoli delle quattro Amazzoni Antiope, Ippolita, Orizia e Martesia, e da Carlo Allemano, Jordi Domènech, Laura Polverelli e Mark Milhofer in quelli dei quattro eroi greci Ercole, Teseo, Alceste e Telamone. Bajazet vedrà impegnati Daniela Barcellona nel ruolo di Tamerlano, Christian Senn in quello di Bajazet, Marina De Liso in quello di Asteria, Lucia Cirillo di Andronico, Vivica Genaux di Irene e Maria Grazia Schiavo in quello di Idaspe. La partitura di Ercole sul Termodonte (Roma, Teatro Capranica, 1723) è andata smarrita nella sua interezza ed è stata di recente ricostruita in seguito a complesse ricerche archivistiche. Essa appartiene alla maturità di Antonio Vivaldi, negli anni ’20 ormai conteso anche da teatri non veneziani. Prodotta poco prima dell’affermazione sulle scene italiane di Pietro Metastasio (Didone abbandonata, 1724), riflette gusti ancora non ‘normalizzati’, per certi versi eccentrici rispetto alle scelte in seguito dominanti. Va inoltre ricordato che a Roma non erano allora ammesse cantanti in scena, per cui il cast originale fu interamente maschile: visto l’argomento dell’opera (la lotta tra Ercole e le Amazzoni), per il pubblico doveva essere un’esperienza particolarmente gustosa ammirare avvenenti guerriere tutte di sesso maschile. Il titolo fa riferimento alla nona delle dodici fatiche di Ercole, la conquista delle armi della regina delle Amazzoni. Ercole con gli eroi Teseo, Telamone e Alceste giungono presso il fiume Termodonte ove risiedono le Amazzoni e si scontrano con la regina Antiope, le sue sorelle Ippolita e Orizia e la figlia Martesia. I fronti avversi tendono però presto a confondersi: Teseo salva galantemente Ippolita da un orso; la giovane e ingenua Martesia, fatta prigioniera, è corteggiata dai greci Telamone ed Alceste, che tentano di spiegarle i principi dell’amore monogamico occidentale. Continuano invece a guerreggiare Antiope, che presidia la città amazzone di Temiscira, e Orizia che incendia le navi greche. Al termine delle drammatiche scene finali interviene la dea Diana, che istituisce due nuove coppie (Teseo-Ippolita, Alceste-Martesia) e decreta la fine delle ostilità . Il libretto di Antonio Salvi, già rappresentato a Reggio Emilia nel 1718 con il titolo Le Amazzoni vinte da Ercole, fu rimaneggiato per l’occasione romana e l’opera ebbe un tale successo che i proprietari del Capranica commissionarono a Vivaldi, per l’anno successivo, un atto del Tigrane e Il Giustino. Nel 1735 la stella teatrale di Antonio Vivaldi era minacciata a Venezia da musicisti più giovani come Hasse, Leo, Giacomelli e dal nuovo stile di canto proveniente da Napoli. Il Prete rosso aveva dunque cercato di estendere la sua attività in poli periferici come Mantova, Ferrara e Verona. Proprio da Verona gli giunse la commissione di una nuova opera per il carnevale 1735: Bajazet, su libretto di Agostino Piovene tratto dalla tragedia Tamerlan ou La mort de Bajazet di Pradon (1675), già musicato da Francesco Gasparini nel 1711. Il libretto si basava sulla lotta storicamente documentata tra il condottiero ottomano Bayazid I e il nomade mongolo Timur Lenk, famoso per la sua efferatezza. Una feroce battaglia nei pressi di Ankara il 28 luglio 1402 determinò la sconfitta di Bayazid, umiliato e ucciso dal vincitore o morto suicida poco dopo. L’azione dell’opera si svolge a Bursa, capitale del sultano ottomano sconfitto, dopo la cattura di Bajazet da parte di Tamerlano. Questi, pur avendo stabilito patti nuziali con Irene, principessa di Trebisonda, è innamorato della fiera figlia di Bajazet, Asteria. Un principe greco alle dipendenze di Tamerlano, Andronico, è anch’egli invaghito di Asteria, che ricambia il suo amore. Benché Bajazet respinga con sdegno l’ipotesi di un matrimonio tra la figlia e l’odiato Tamerlano, Asteria finge di assecondare il progetto per poter assassinare il nemico, ma il suo piano è infine sventato da Irene, giunta in città sotto falso nome. Riconoscente, Tamerlano acconsente a sposare Irene e commosso dalla notizia del suicidio di Bajazet permette le nozze tra Asteria e Andronico. Per realizzare musicalmente il libretto, Vivaldi ricorse alla forma del pasticcio, attribuendo ai personaggi ‘positivi’ (Bajazet, Asteria, Idaspe) arie da lui stesso composte, e ai rappresentanti dell’oppressione egemone (Tamerlano, Andronico, Irene) in prevalenza arie di stampo napoletano di Hasse, Giacomelli e Riccardo Broschi.