LUISA MILLER DI GIUSEPPE VERDI
Luisa Miller di Giuseppe Verdi 19, 21, 23, 25, 28 maggio 2006, Teatro La Fenice. Regia Arnaud Bernard; scene Alessandro Camera; costumi Carla Ricotti, direttore Maurizio Benini. Interpreti principali:Alexander Vinogradov, Il conte di Walter; Giuseppe Sabbatini 19, 21, 25, 28/05Danilo Formaggia 23/05, Rodolfo; Ursula Ferri, Federica; Darina Takova Luisa; Damiano Salerno, Miller; Arutjun Kotchinian, Wurm. Allestimento Nationale Reisopera. Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Direttore del Coro Emanuela Di Pietro.
SIR ANDREW DAVIS DIRIGE L€™ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE IN MUSICHE DI ELGAR, MOZART E SCHUMANN A BRESCIA E A VENEZIA
Sabato 6 maggio 2006 alle ore 20.00 al Teatro Malibran ospiterà l’undicesimo concerto della Stagione Sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice (turni S-T) . Il direttore inglese Sir Andrew Davis sarà alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice in un programma che prevede l’esecuzione della Serenata per archi in mi minore op. 20 di Edward Elgar (omaggio del direttore alla musica inglese, di cui è attento interprete), della Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e dalla Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61 di Robert Schumann (nel centocinquantenario dalla morte) Il maestro Davis e l’Orchestra del Teatro La Fenice proporranno lo stesso programma anche domani, venerdì 5 maggio 2006 alle ore 20.45, presso il Teatro Grande di Brescia nell’ambito del Festival Michelangeli di Brescia e Bergamo. Composta nel 1892, uno dei primi lavori di cui il compositore inglese, mite e geniale autodidatta, si diceva soddisfatto, la Serenata op. 20 di Elgar che aprirà la serata è una sorta di miniaturistico concerto per archi, che nell’arcata dei tre movimenti alterna clima pastorale (nell’Allegro piacevole), malinconie e tenerezze (nel Larghetto) e spolvero (nell’Allegretto conclusivo). La solidità del robusto ceppo romantico combinata con un’espressività più riservata, tipicamente inglese, ne fa una delle composizioni più amate ed eseguite di Elgar. Culmine della prima parte del concerto sarà la magnifica Sinfonia in sol minore di Mozart, composta nell’estate del 1788 insieme alla KV 543 e alla KV 551 (la «Jupiter»). La tonalità di sol minore le conferisce una tinta inconfondibile, su cui il compositore declina una nuova espressività , costruita sul più duttile e sorprendente contrappunto. L’attacco del primo movimento, quel disegno su due note di violini primi e secondi ripetuto e alla terza volta liberato in un salto di sesta spiccato con slancio dolcissimo, nella sua semplicità assoluta e misteriosa sintetizza la perfezione della musica mozartiana, di cui tutta la sinfonia, in equilibrio fra cantabilità e inquietudine, è monumento inarrivabile. La seconda parte della serata sarà interamente dedicata alla Seconda Sinfonia di Schumann, composta nel dicembre del 1845 alla fine di un periodo travagliato segnato dalle prime tracce della malattia mentale, sull’onda dell’entusiasmo per l’ascolto della Sinfonia «Grande» di Schubert, con cui condivide la tonalità di do maggiore. Eseguita per la prima volta nel 1846 dall’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia diretta da Mendelssohn, si articola in quattro movimenti: un Allegro ma non troppo preceduto da un’introduzione Sostenuto assai, uno Scherzo, un Adagio espressivo e un Allegro molto vivace. SIR ANDREW DAVIS Dopo essere stato per 12 anni (dal 1988 al 2000) direttore musicale del Festival di Glyndebourne e per 11 (dal 1989 al 2000) direttore principale della BBC Symphony Orchestra, Sir Andrew Davis è dal settembre del 2000 direttore musicale della Lyric Opera di Chicago.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO L€™ABC DEL BALLETTO DI MARINELLA GUATTERINI - 2 MAGGIO 2006 SALE APOLLINEE DEL TEATRO LA FENICE
Martedì 2 maggio 2006 alle ore 18.00 le Sale Apollinee del Teatro La Fenice ospiteranno il terzo degli «Incontri con il libro» organizzati dalla Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con gli Amici della Fenice e del Teatro Malibran, dedicato questa volta alla danza. Oggetto della presentazione la nuova edizione riveduta e aggiornata del fortunato volume di Marinella Guatterini L’ABC del balletto, edito da Mondadori nel settembre 1998 e da tempo esaurito. All’incontro, condotto da Franco Bolletta, esperto di danza nonché consulente artistico per la danza del Teatro La Fenice, e da Paola Bruna, giornalista e critico de «Il Gazzettino», parteciperà anche la danzatrice Luciana Savignano, una delle maggiori interpreti italiane del balletto classico e novecentesco. Sarà presente l’autrice. Corredato da un ricco e vario apparato iconografico, l’agile ed accurato volume di Marinella Guatterini comprende una prima sezione di storia del balletto, dalle sue origini rinascimentali ad oggi, seguita da una seconda sezione analitica che introduce il lettore-spettatore a 20 capolavori - da Giselle al Lago dei cigni, da Romeo e Giulietta a Bolero e Sinfonia di Salmi - fra i più amati e rappresentati del repertorio fra Ottocento e Novecento, esaminati ciascuno secondo un approccio storico (la storia), tematico (il soggetto) e coreutico (la danza). Conclude il volume un glossario tecnico dei passi, figure e movimenti del balletto. Pagina dopo pagina, emerge la storia di un affascinante linguaggio del corpo che ha saputo mantenere le sue caratteristiche originarie ma si è costantemente trasformato grazie alla sapienza, all’estro e alla professionalità dei grandi maestri, a cui si deve la sua sopravvivenza sino ai giorni nostri e la sua proiezione nel futuro. Marinella Guatterini, critico di danza e balletto dal 1981, è docente di estetica della danza alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi†di Milano dove, dal 1990, è responsabile delle attività del dipartimento di teatrodanza; dal 2004 tiene inoltre al Dams dell’Università di Bologna un corso di Metodologia della critica di danza per le lauree specialistiche. Ospite come maître de conférences all’Université Paris III-Sorbonne Nouvelle dal 1999, è consulente del Teatro alla Scala per i programmi di sala di balletto dal 1997. Ha curato mostre e rassegne ed è autrice di svariate pubblicazioni saggistiche e di testi sulla danza, tra cui due raccolte di conferenze e una collana in tre volumi sulla danza e la musica neoclassiche del Novecento. Collabora attualmente, in qualità di critico, con «Il sole 24 ore - Domenica», «Famiglia Cristiana» e «Ballettoggi».
DIE ZAUBERFLöTE
Quinto appuntamento della Stagione Lirica del Teatro La Fenice, Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, venerdì 21 aprile 2006 alle ore 19,00 Teatro La Fenice (repliche 22, 23, 26, 27, 28, 29, 30 aprile). Direttore Günter Neuhold; regia Jonathan Miller; scene e costumi Philip Prowse; interpreti principali: Matthias Hölle/Ethan Hershenfeld, Sarastro; Herbert Lippert /Juan Francisco Gattell Abre Tamino; Ethan Herschenfeld/Matthias Hoelle, Oratore; Clara Polito/Penelope Randall-Davis Königin der Nacht; Alex Esposito/Vito Priante, Papageno; Sofia Solovey, Papagena; Alexander Krawets /Mario Alves, Monostatos, Isabel Rey/Tatiana Lisnic, Pamina, sua figlia. Completano il cast: Luca Dall’Amico primo sacerdote e secondo armigero; Ladislav Elgr secondo sacerdote e primo armigero; Liesl Odenweller prima damigella; Alexandra Wilson seconda damigella; Victoria Massey terza damigella; solisti del Toelzer Knabenchor, tre fanciulli. Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Direttore del Coro Emanuela Di Pietro. Allestimento Opernhaus Zürich. Un produzione realizzata con il contributo di Consorzio Venezia Nuova. Nei teatri suburbani viennesi, a partire dagli anni Ottanta del Settecento fino ad Ottocento inoltrato, ebbe vasta fortuna un filone operistico in lingua tedesca denominato Zauberoper, imparentato alla commedia popolare viennese ma intriso di elementi magici ed effetti scenici spettacolari, ed imperniato su trame di derivazione fiabesca o folclorica, non di rado di struttura piuttosto disunita. La trama, il libretto e le circostanze dell’allestimento ascrivono a pieno titolo Die Zauberflöte di Mozart a questo filone. Da Die Entführung aus dem Serail (1782) il salisburghese non aveva mai abbandonato l’idea di cimentarsi ancora con un’opera tedesca: vi collaborò con Emanuel Schikaneder, uomo di varie attitudini – poeta, impresario, attore ma anche cantante (alla prima impersonò Papageno) – che dal 1789 dirigeva intelligentemente il Teatro auf der Wieden (quello stesso dove, nel 1805 e 1806, Beethoven avrebbe presentato le prime due Leonore) inscenandovi drammi di Shakespeare, Lessing, Goethe ed opere quali il Barbiere di Paisiello e la Cosa rara di Martin y Soler. Qui Die Zauberflöte esordì con grande successo il 30 settembre 1791. Nel libretto il disparato complesso delle fonti e degli ascendenti venne fuso da Schikaneder entro l’atmosfera magica ed irrazionale della fiaba, intessuta di sbalzi temporali e spaziali. Al complesso degli eventi Schikaneder aggiunse anche un piano di significazione allegorica, fitto di richiami alla ritualità ed ai temi della massoneria. A complicare la trama si mise poi lo stesso Mozart, se è vero, come pare, che alla sua volontà sia dovuto l’inatteso capovolgimento dei ruoli operato a metà dell’opera, con Sarastro che si svela «buono» e, di conseguenza, col ruolo della Regina della Notte che si capovolge in negativo. Con assoluto rigore drammaturgico Mozart seppe trovar spazio per la canzoncina popolare e per il corale bachiano, per l’opera seria e per quella buffa, per i modelli gluckiani e la musica massonica. L’ultima realizzazione veneziana si è svolta al PalaFenice nell’ottobre 1999.
LA CASA DEI MOSTRI IN SCENA AL TEATRO DELLE FONDAMENTA NUOVE
La Fondazione Teatro La Fenice apre a bambini e loro familiari, martedì 18 aprile 2006 alle ore 15,30 presso il Teatro delle Fondamenta Nuove, la prova generale (sino ad esaurimento dei 200 posti disponibili, con un biglietto d´ingresso di 3€) dello spettacolo di teatro musicale per l´infanzia "La casa dei mostri" le cui musiche sono state composte dal veneziano Paolo Furlani su libretto della scrittrice Maria Vago. Lo spettacolo si avvale della regia e ideazione scenica di Elisabetta Brusa mentre le scene sono di Massimo Checchetto; ne è protagonista principale l´attrice-soprano Eugenia Amisano, maestro concertatore e direttore è il M° Giovanni Porcile, entrambi genovesi. La parte sonora è affidata a Renato Gatto (vocalista), Massimiliano Donninelli (saxofono), Luca Bonvini (trombone), Kiki Dellisanti (percussioni) e ad effetti elettronici pre-registrati prodotti dallo Studio MM&T di Milano: le diverse fonti sonore saranno nascoste al pubblico, che siederà su cuscini abitando la medesima "casa" popolata di mostri, e grazie al compositore e ingegnere del suono Davide Tiso, una volta catturate, saranno manipolate in tempo reale e distribuite su diffusori acustici disposti in tutto lo spazio teatrale generando un´inedita e affascinante alchimia sonora. La storia narra di una bambina, Livia, che esplorando la casa degli zii scopre un mondo domestico popolato di mostri simpaticamente lagnosi o dispettosi, da consolare o tenere abilmente a bada; mentre gli zii, adulti incapaci di ascolto e completamente "teledipendenti", di fronte al Mostro del televisore... (non riveliamo il finale!) Mercoledì 19 e giovedì 20 aprile 2006, alle ore 9.30 e alle ore 10,45 (rappresentazioni già esaurite), lo spettacolo verrà proposto a circa 1000 alunni di scuola primaria e d´infanzia provenienti anche dall´area provinciale, aderenti, con i loro insegnanti, al Progetto didattico ideato da Domenico Cardone "Paure e coraggio: l´arte di raccontare, raccontarsi e mettere in scena", che l´Area Formazione, Ricerca, Progetti innovativi della Fondazione Teatro La Fenice e gli Itinerari Educativi del Comune di Venezia hanno prodotto per l´Anno scolastico in corso integrandolo con altri due spettacoli (il mese scorso PierViolino e il lupo e, nel maggio prossimo, Il racconto del Flauto magico) e con un affollato Corso di Formazione metodologica tenutosi sia a Venezia che a Mestre dove, tra altri numerosi incontri tenuti da esperti interdisciplinari sul tema, lo stesso Cardone, i compositori Tiso e Furlani e il pedagogista Piero Tonegato hanno in particolare inteso fornire agli insegnanti di scuola d´infanzia, primaria e secondaria di 1 e 2 grado strumenti concettuali e operativi per introdurre gli allievi nelle potenzialità compositive offerte dai mezzi informatici, indirizzando la metodologia di approccio alle Nuove tecnologie verso esplorazioni e simulazioni di narrazione multimediale. In proposito, a cornice dello spettacolo, verranno esposte alcune "invenzioni sonore" visive e verbali realizzate nel 2003 da due scuole mestrine (T. Vecellio e Villa Medico) in occasione di quella che fu la prima assoluta di tale spettacolo, una galleria di personaggi fantastici e meravigliosi intitolata "MOSTRI IN MOSTRA"; inoltre, al termine dello spettacolo, seguirà per il giovane pubblico un giocoso disvelamento dei suoi effetti sonori "speciali" intitolato "VOCI MOSTRUOSE. Il computer come strumento musicale".
KURT MASUR IN UN PROGRAMMA INTERAMENTE DEDICATO A MENDELSSOHN
E’ interamente dedicato a Mendelssohn il concerto che si terrà sabato 8 aprile alle ore 20.00 al Teatro La Fenice ( e non al teatro Malibran come inizialmente previsto) nell’ambito della Stagione sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» (turni S-T). Kurt Masur, presidente della Felix-Mendelssohn-Bartholdy-Stiftung (fondazione che si occupa della valorizzazione delle opere di Mendelssohn e della gestione della sua casa-museo a Lipsia), nonché protagonista lo scorso gennaio del Concerto di Capodanno 2006 al Teatro La Fenice, dirigerà l’orchestra del teatro veneziano in un programma che prevede l’esecuzione di Ein Sommernachtstraum, ouverture da concerto op. 21 ispirata al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, della Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 detta «Scozzese» (in sostituzione della prevista Sinfonia n. 5 di Sostakovic, la cui esecuzione è rimandata ad altra data) e, nella seconda parte, la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 detta «Italiana». Ein Sommernachtstraum è la prima delle quattro grandi ouverture da concerto di Mendelssohn (le altre sono Die Hebriden, da Macpherson; Meeresstille und glückliche Fahrt, da Goethe; e Die schöne Melusine, da Grillparzer), scritta a 17 anni nel 1826 come pezzo autonomo e integrata nel 1842 nelle musiche di scena composte per una rappresentazione berlinese della pièce shakespeariana. Mirabile esempio di come fiabesco e fantastico escludano nel romanticismo di Mendelssohn ogni inquietudine demoniaca, si svolge in un’atmosfera sospesa e sognante di indicibile, aereo fascino. Se in Ein Sommernachtstraum Mendelssohn si ispira al mondo immaginario di Oberon e Titania, tanto la Sinfonia «Scozzese» quanto l’«Italiana» nascono da due viaggi di formazione compiuti dal compositore ventenne nel Nord e nel Sud dell’Europa. Dapprima, nel 1829, Mendelssohn visita l’Inghilterra e la Scozia: dell’orizzonte romantico settentrionale e ossianico, la definitiva testimonianza musicale arriva solo dopo tredici anni di elaborazione, con la Sinfonia «Scozzese» presentata al Gewandhaus di Lipsia il 3 marzo 1842. Articolata in quattro movimenti collegati fra loro sia dall’assenza di pause fra l’uno e l’altro, sia dal ritorno (in maggiore) alla fine dell’ultimo del tema con cui si apre l’introduzione del primo — tema ispirato dalla visita alle rovine dell’antica cappella del castello di Holyrood —, la «Scozzese» può essere considerata come il vertice della produzione sinfonica di Mendelssohn per maturità espressiva e compattezza formale. La Sinfonia «Italiana», nata dopo il viaggio in Italia (Venezia, Firenze, Pompei, Napoli, Roma) del 1830-31 e presentata a Londra il 13 maggio 1833, è invece il prodotto definitivo dell’altro orizzonte romantico, quello meridionale e solare. Articolata anch’essa in quattro movimenti — un Allegro vivace luminoso e pulsante di vita, un nobile Andante in re minore di carattere processionale, un soave e sensuale Minuetto con Trio e un vertiginoso Saltarello in la minore, ispirato a una danza popolare romana mescolata a ritmi di tarantella napoletana —, l’«Italiana» è un lavoro di grande spontaneità ed effervescenza, immerso in un colore strumentale chiaro e trasparente che lo differenzia da quello più spesso e denso della «Scozzese». Kurt Masur Direttore musicale dell’Orchestre National de France dal 2002 e della London Philharmonic Orchestra dal 2000, ha diretto per undici anni, dal 1991 al 2002, la New York Philharmonic, di cui è stato nominato Music Director Emeritus. Dal 1970 al 1996 è stato l’undicesimo successore di Mendelssohn nel ruolo di Kapellmeister dell’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, che nel 1996 gli ha conferito, per la prima volta nella sua storia, il titolo di Direttore onorario. Direttore ospite delle maggiori orchestre internazionali, dal 1992 è Honorary Guest Conductor dell’Orchestra Filarmonica Israeliana. Professore dal 1975 presso la Hochschule für Musik di Lipsia (l’antico Conservatorio fondato da Mendelssohn), ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia per la sua attività artistica che per le coraggiose ed equilibrate iniziative politiche assunte durante le manifestazioni di Lipsia dell’autunno del 1989 che prelusero al crollo del muro di Berlino.
I RICORDI DI ENZO DARA
Martedì 11 aprile 2006 alle ore 18.00 presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice avrà luogo il secondo degli «Incontri con il libro» organizzati dagli Amici della Fenice e del Teatro Malibran e dalla Fondazione Teatro La Fenice. Il musicologo Dino Villatico presenterà il volume Personaggi in chiave di Enzo Dara uscito all’inizio del 2005 editore Azzali. Oltre all’autore, interverranno Sergio Segalini e Alberto Terrani, e saranno proiettati video delle opere interpretate da Dara e dagli artisti ricordati nel libro. Accanto alla sua più che quarantennale carriera di basso buffo, uno dei migliori e più divertenti della scena lirica, e alla sua più recente attività di regista, Enzo Dara ha sempre coltivato il gusto della scrittura, fin dalle giovanili collaborazioni come pubblicista de «Il Resto del Carlino». Nel 1994 ha scritto il suo primo libro, Anche il buffo nel suo piccolo, sulla sua carriera di ascoltatore e di cantante, di cui questo secondo, Personaggi in chiave, è una sorta di continuazione. Il racconto si snoda lungo 14 vivacissimi capitoli dedicati ciascuno a una personalità del mondo musicale o teatrale con cui Dara entrò in contatto diretto o indiretto nel corso della sua vita artistica. Vi sono direttori d’orchestra (Gianandrea Gavazzeni, Thomas Schippers, Claudio Abbado), registi e organizzatori (Giancarlo Menotti, Giorgio Strehler, Paolo Grassi), tenori (Mario Del Monaco, Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti), baritoni (Giuseppe Taddei, Aldo Protti), bassi (Cesare Siepi), oltre a Maria Callas, con cui Dara non lavorò mai che fu uno dei suoi punti di riferimento come melomane appassionato di teatro musicale, e Lucia Valentini Terrani, con cui al contrario lavorò frequentissimamente dal 1973 al 1995 in decine di produzioni rossiniane e che ricorda nel libro con ammirazione e affetto. «Noterete — scrive Dara nell’introduzione — come più che sulle loro prodezze artistiche, mi soffermi sulle loro doti umane. Si ha un bel dire che bisogna sempre separare l’artista dall’uomo, al dunque, si cade nel tranello».