Comunicati Archives - Page 116 of 131 - Teatro La Fenice

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LA LEGGENDA DEL SERPENTE BIANCO, OPERA CINESE IN PRIMA ASSOLUTA AL TEATRO MALIBRAN E ALLE OLIMPIADI 2008 DI PECHINO Il 23 luglio 2008 con repliche il 24, 25, 26 e 27 andrà in scena al Teatro la Fenice in prima rappresentazione assoluta. La leggenda del serpente bianco, opera cinese di Zhu Shaoyu su libretto di Zou Jingzhi tratto da un’antica favola cinese. Zhang Jiemin dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice. Chen Weya curerà la regia, Gao Guanjian le scene, Tim Yip i costumi. Lo spettacolo, che in agosto sarà presentato a Pechino in occasione dei giochi olimpici 2008, è in coproduzione con il Gehua Cultural Development Group, il Beijing Grand Theatre, Living Arts New York e Opera Italiana. Il regista Zhang Yimou, presidente della giuria della 64. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nonché coordinatore delle cerimonie di apertura e chiusura dei giochi olimpici a Pechino 2008, in occasione della conferenza stampa di presentazione della stagione 2008 della Fenice ha fatto pervenire al Teatro questa sua dichiarazione-testimonianza a proposito dell’opera cinese che la Fenice presenterà in prima mondiale al Malibran il prossimo giugno e che successivamente sarà a Pechino al Gran Teatro durante il periodo dei giochi. «Prima di tutto devo dire che trovo eccellente l’idea di presentare in prima mondiale a Venezia una nuova edizione della Leggenda del serpente bianco, una favola dell’antichissima tradizione popolare cinese, sicuramente la più conosciuta nel mio Paese. Ritengo che sia ideale che la cosa succeda in Italia, perché le nostre due culture, pur molto diverse, hanno a mio avviso molti punti in comune, come per esempio il valore della famiglia all’interno della società ; ma trovo ancor più importante che succeda a Venezia, città che ha con la Cina un rapporto culturale strettissimo a partire dai tempi di Marco Polo. La leggenda del serpente bianco – prosegue Zhang Yimou – è una storia d’amore, ma anche di passione, dolore e ribellione dall’oppressore, una storia dai significati molto profondi, che credo potrà avere molto successo in Italia e nel mondo. Penso tuttavia che sarà necessario un attento lavoro di regia per far comprendere al vostro pubblico il nostro linguaggio. Per questo ritengo che la scelta come regista dell’opera del mio carissimo amico Chen Weya, da anni mio strettissimo collaboratore, sia molto felice. Chen Weya è persona di grande spessore culturale che come tutti sanno ho voluto con me nelle cerimonie di apertura e chiusura dei giochi di Pechino 2008, dove gli saranno affidati dei compiti molto importanti. Mi complimento con la Fenice – conclude il regista – per l’impegno di aver inserito il titolo nella sua stagione lirica, nonché per la scelta di promuovere una giovane direttrice d’orchestra cinese, Zhang Jiemin, e auguro a tutti un grande successo».
DEATH IN VENICE DI BENJAMIN BRITTEN Death in Venice di Benjamin Britten Death in Venice (Morte a Venezia) op. 88 di Benjamin Britten, opera in due atti su libretto di Myfanwy Piper dalla novella di Thomas Mann, andata in scena in prima europea (tre mesi dopo la prima assoluta al Festival di Aldeburgh) il 20 settembre 1973 al Teatro La Fenice, tornerà sul palcoscenico del teatro veneziano venerdì 20 giugno 2008 alle ore 19.00 (turni A1-A2), con repliche domenica 22 (turni B1-B2, ore 15.30), mercoledì 25 (turni D1-D2, ore 19.00), venerdì 27 (turni E1-E2, ore 19.00) e domenica 29 (turni C1-C2, ore 15.30). Bruno Bartoletti dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (direttore del Coro Alfonso Caiani), il tenore Marlin Miller interpreterà il ruolo di Gustav von Aschenbach, il baritono Scott Hendricks i sette ruoli del viaggiatore, del bellimbusto attempato, del vecchio gondoliere, del direttore dell’albergo, del barbiere, del capo dei suonatori ambulanti e della voce di Dioniso, il controtenore Razek-François Bitar il ruolo della voce di Apollo. I danzatori Alessandro Riga e Danilo Palmieri saranno rispettivamente Tadzio e Jaschiu. Nei ruoli minori saranno impegnati Sabrina Vianello, Liesbeth Devos, Julie Mellor, Marco Voleri, Shi Yijie, William Corrò e Luca Dall’Amico, oltre a numerosi solisti del Coro, danzatori e mimi. L’allestimento, Premio Abbiati 2000 quale miglior spettacolo del 1999, è quello della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi e coreografia di Gheorghe Iancu. Light designer Vincenzo Raponi. L’opera sarà presentata in lingua originale con sopratitoli in italiano. Durante l’intervallo sarà possibile richiedere il rimborso dei biglietti acquistati a suo tempo per La leggenda del serpente bianco, l’opera cinese programmata in prima mondiale dal 23 al 27 luglio e rimandata a data da destinarsi per un imprevisto ritardo nella produzione. Ambientata a Venezia, città prediletta dal compositore inglese, Death in Venice è l’ultima opera di Benjamin Britten, scritta tra il 1971 e il 1973 su un soggetto desunto dalla novella omonima di Thomas Mann (1912). Il libretto fu affidato da Britten a Myfanwy Piper, sperimentata collaboratrice e moglie dello scenografo di fiducia John Piper, che ne curò il primo allestimento. Il lavoro andò in scena in prima mondiale al Festival di Aldeburgh il 16 giugno 1973 e in prima europea il 20 settembre al Teatro La Fenice di Venezia. Di tutte le opere di Britten è quella più strettamente dipendente dalle caratteristiche vocali e dalle raffinatezze stilistiche del tenore Peter Pears, storico interprete dei lavori teatrali britteniani, cui è dedicata. Evidenti sono i riflessi autobiografici: Gustav von Aschenbach e il compositore britannico hanno in comune la strenua autodisciplina, il riserbo, la vocazione artistica come passione totalizzante, il sentimento della dicotomia tra ordine e caos, bellezza e conoscenza. Altro tema fondamentale è la corruzione dell’innocenza e la colpa come fonte di dubbio interiore, che il compositore registra con implacabile sensibilità , senza indicare alcuna via d’uscita. Sul piano espressivo Britten fece ricorso a strategie diverse, dalla serialità ad elementi modali e tonali e alla tecnica del Leitmotiv, in una scrittura essenzialmente cameristica. Sono previsti tre soli cantanti: un tenore per Aschenbach, un controtenore per la voce di Apollo, un baritono che ricopre tutti gli altri ruoli, accomunati dalla loro natura di annunciatori del fato, mentre il giovane Tazio e la sua famiglia sono danzatori. Tale economia di mezzi, vocali e strumentali, accentua l’idea drammatica di fondo e si traduce in una toccante essenzialità .
LA VIRTù DE€™ STRALI D€™AMORE DI FRANCESCO CAVALLI Proseguirà anche nel 2008 la collaborazione della Fondazione Teatro La Fenice con Fabio Biondi e l’orchestra Europa Galante, volta alla riscoperta di capolavori poco eseguiti del repertorio barocco. Dopo La Didone di Francesco Cavalli (settembre 2006) ed Ercole sul Termodonte e Bajazet di Antonio Vivaldi (ottobre 2007), il 10 ottobre 2008 andrà in scena al Teatro Malibran in prima rappresentazione italiana in tempi moderni La virtù de’ strali d’amore, opera tragicomica musicale in un prologo e tre atti di Francesco Cavalli su libretto di Giovanni Faustini. Fra gli interpreti Cristiana Arcari (Erabena), Marco Scavazza (primo marinaio/Evagora), Filippo Morace (secondo marinaio/Saturno), Donatella Lombardi (Cleria/Venere), Ugo Guagliardo (Meonte), Roberta Invernizzi (Cleandra), Gemma Bertagnolli (Clito e la Fama), Lucia Cirillo (Leucippe e Clarindo), Monica Piccinini (Ericlea e Psiche), Roberto Abbondanza (Darete e Marte) e Gian Luca Zoccatelli (Mercurio). L’allestimento dello spettacolo è affidato al laboratorio integrato di regia, scenografia e costume della Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia. La prima di venerdì 10 ottobre sarà seguita da tre repliche, il 12, 14 e 16.
NABUCCO DI GIUSEPPE VERDI Nabucco di Giuseppe Verdi e avvenimenti culturali La nona opera in programma nella Stagione lirica 2008 sarà Nabucco, dramma lirico in quattro parti di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera, in scena al Teatro La Fenice a partire da domenica 19 ottobre 2008. Interpreti Leo Nucci in alternanza con Alberto Gazale (Nabucco), Roberto De Biasio (Ismaele), Ferruccio Furlanetto (Zaccaria), Paoletta Marrocu in alternanza con Alessandra Rezza (Abigaille), Anna Smirnova in alternanza con Daniela Innamorati (Fenena), Francesco Musinu (il grande sacerdote di Belo), Luca Casalin (Abdallo) e Francesca Sassu (Anna). L’opera sarà proposta nell’allestimento della Staatsoper di Vienna con la regia e scene di Günter Krämer, costumi di Falk Bauer, light designer Guido Petzold e proiezioni di Axel Block. La prima di domenica 19 ottobre sarà seguita da sette repliche, il 21, 22, 24, 25, 26, 28 e 29. Stando alle fonti – non sicurissime – di cui disponiamo, pare che la non comune vicenda di Nabucco fosse stata proposta a Verdi dall’impresario del Teatro alla Scala Bartolomeo Merelli, dopo che il giovane Otto Nicolai l’aveva sprezzantemente rifiutata dichiarando di non apprezzare «rabbia perpetua, spargimento di sangue, maledizioni, frustate e omicidi». Oltreché dalla Bibbia, il librettista Temistocle Solera, già collaboratore di Verdi per Oberto, conte di San Bonifacio e futuro estensore di Attila, attinse dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu (Parigi 1836) e dall’omonimo ballo storico di Antonio Cortesi (Teatro alla Scala 1838). Pare assodato che Verdi abbia iniziato a lavorare all’opera non prima del maggio 1841. Quanto alla motivazione a comporre su un simile soggetto, forse proprio gli stessi aspetti criticati da Nicolai furono quelli che maggiormente stimolarono l’inventiva di Verdi: da giovane egli ricercava precisamente drammi dai contenuti ‘forti’ e dalle contrapposizioni nette, semplici e, per l’appunto, ‘melodrammatiche’ perché più consentanee ad una drammaturgia musicale dalle tinte accese ed intense, concepita per il massimo coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore. È possibile inoltre che l’affinità di soggetto con gli esempi di opere ‘corali’ rossiniane potesse in qualche modo stimolare Verdi all’emulazione: un atteggiamento che in effetti avrebbe trovato modo di manifestarsi anche nella sua irremovibile decisione di andare in scena nel 1842 a carnevale, nonostante la titubanza di Merelli che temeva un paragone troppo diretto fra il giovane autore ed i più illustri Donizetti, Bellini e Pacini, già inseriti in cartellone. Non secondario, per la data del debutto, fu anche la conoscenza del cast a disposizione del Teatro alla Scala in quel carnevale, che comprendeva il più celebre baritono dell’epoca, l’acclamatissimo Giorgio Ronconi, il soprano Giuseppina Strepponi (proprio lei: la sua futura moglie) e il basso profondo Prosper Dérivis. La biblica grandeur è elemento fondamentale di quest’opera, che si traduce nel ricorso a sonorità piene e nel frequente e massiccio uso degli ottoni e della banda. Nabucco è tuttavia anche un dramma d’individui, che incontra un culmine di rarefatta e raffinata delicatezza d’orchestrazione nella conclusione e un momento d’altissima individuazione drammatica nella delineazione degli alterni stati d’animo che avvincono Nabucco al termine del secondo atto. Insieme a «Va’ pensiero», questi episodi rappresentano i momenti più alti d’una drammaturgia fondamentalmente nuova, fondata sull’idea della resa teatrale da perseguire a qualsiasi costo. Nel nome di quest’idea Nabucco, quel 9 marzo 1842, avrebbe segnato per Verdi il primo completo trionfo di una lunga serie.
DANZA FENICE: JUNCá E IL LAGO DEI CIGNI Due spettacoli di danza completeranno la Stagione 2008 lirica e balletto. Mercoledì 30 gennaio 2008 con quattro repliche fino al 3 febbraio la Compañia Mercedes Ruiz proporrà al Teatro Malibran lo spettacolo di baile flamenco Juncá, vincitore del Premio della critica al Festival di Jerez 2007. Direzione artistica e coreografia di Mercedes Ruiz, in scena insieme a due danzatori, tre cantaores, due chitarristi, un pianista e un percussionista. Musica originale di Santiago Lara, testo di Santiago Lara e David Lagos, luci di Francis Mannaert, costumi di Fernando Ligero. Spettacolo in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto. Juncá è il titolo scelto da Mercedes Ruiz per il suo nuovo spettacolo, presentato in prima mondiale alla Biennale dell’Arte Flamenca di Siviglia nell’ottobre 2006 e vincitore nel marzo 2007 del Premio della critica al Festival di Jerez. Con questo lavoro l’artista di Jerez desidera esplorare le sue radici culturali, che sono quelle del flamenco più puro, e condividere con il pubblico la propria arte, frutto creativo di una personalissima fusione di immagini della tradizione e nuove invenzioni. Condividendo quanto detto una volta dal celebre architetto catalano Antonio Gaudí – «Si trova l’originalità tornando alle origini» – Mercedes Ruiz ha intrapreso un analogo viaggio di esplorazione del baile flamenco per portare al pubblico la sua interpretazione delle tradizioni di Jerez e del patrimonio culturale dei suoi antenati. Juncá è esattamente questo: un ritorno alle origini, all’essenza, alle colonne portanti della cultura flamenca. Con la sua peculiare inventiva e personalità , l’artista osa reinterpretare questa forma d’arte e ci offre una singolare visione degli stili del canto e del ballo flamenco, nati proprio nella sua città . E così la seguidilla, la soleá e la bulería, le cui origini storiche affondano proprio nella comunità di Jerez, diventano parti fondamentali dello spettacolo. Benché Mercedes Ruiz sia già considerata a livello internazionale. come une delle maggiori personalità del teatro flamenco di oggi, non si è mai adagiata su clichés consolidati ma ha caratterizzato la sua carriera con una incessante ricerca coreografica ed espressiva, che contribuisce ad elevare, spettacolo dopo spettacolo, la sua dimensione artistica. Mercoledì 5 novembre 2008 con quattro repliche fino al 9 la compagnia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo accompagnata dall’Orchestra del Teatro La Fenice proporrà un grande classico: Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij nella storica coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov rivista nel 1950 da Konstantin Sergeev. Scene di Simon Virsaladze, costumi di Galina Solovyova. Primo di una triade celeberrima del compositore russo (La bella addormentata, 1890; Lo schiaccianoci, 1892), questo balletto trae soggetto dalla favolistica tedesca sui maghi e dai miti slavi sulle rusalke, fanciulle morte per amore e condannate a vivere nelle acque dei fiumi e dei laghi. Il principe Siegfried deve scegliere una fidanzata tra le fanciulle che parteciperanno al ballo organizzato per il suo compleanno. Il principe assorto si reca sulle rive del lago dove vede un gruppo di cigni in volo e si inoltra nel bosco per cacciarli. I cigni si mutano in magnifiche fanciulle e la più bella tra loro, Odette, spiega che esse devono sottostare all’incantesimo del cattivo mago Rothbart: solo l’amore di un giovane mai promesso ad alcuna donna potrebbe far terminare il sortilegio. Il principe la invita al ballo dell’indomani in cui la presenterà come sua futura sposa. Odette spiega però che potrà apparire in pubblico solo una volta spezzato l’incantesimo, altrimenti la vendetta del mago potrebbe rivelarsi letale per i cigni. Alla grande festa del principe Siegfried si presenta una giovane vestita di nero, Odile, con un misterioso cavaliere, il mago Rothbart. Credendola Odette il principe le dichiara il suo amore. Quando Rothbart annuncia la morte ormai prossima di Odette, Siegfried sconvolto corre nel bosco. Odette, benché tradita, perdona Siegfried e nonostante una terribile tempesta scatenata da Rothbart i due giovani riescono a vincere le forze del male e fanno trionfare il loro amore. Dopo un primo esperimento per i nipoti a Kamenka (Ucraina) nel 1871, Čajkovskij ritornò sull’argomento nel giugno 1875, poco dopo aver ultimato la Terza Sinfonia. La stesura fu avviata nell’estate del 1875 su un canovaccio fornito da un amico del compositore, Vladimir Begičev, in collaborazione col ballerino Vasilij Gelcer. Il lago dei cigni fu rappresentato per la prima volta il 4 marzo 1877 al teatro Bol’soj di Mosca, con esito piuttosto incerto. Il balletto era forse inadeguato alle capacità espressive sia degli interpreti russi del tempo sia dell’orchestra, che trovò troppo impegnativa questa partitura. In realtà questo componimento segna uno dei traguardi più alti tra le opere čajkovskiane di quegli anni, sia per la frequenza di proposte tematiche squisite, sia per l’assoluto magistero dell’orchestrazione. La fiaba romantica di Odette e Siegfried si snoda non più attraverso una successione di danze anonime, ma con trapassi di tempo e intensità tali da far diventare questo balletto un archetipo del dramma musicale danzato. Il successo internazionale del Lago dei cigni risale alla riedizione del lavoro coreografata da Marius Petipa, uno dei padri fondatori del balletto russo moderno, e Lev Ivanov nel 1894-95 per il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo.
IBM E LA FENICE: UNA PARTNERSHIP TECNOLOGICA - 2 Attraverso il sito www.digitalsipario.it tutti possono accedere ai video delle principali rappresentazioni messe in scena nel corso degli ultimi anni dal Teatro La Fenice. Un ambiente multimediale, che oggi contiene varie decine di video di opere complete e che è destinato ad arricchirsi sempre di più. Un potente strumento per la diffusione - a titolo totalmente gratuito - della cultura musicale, dedicato ad appassionati e professionisti, scuole e università . Digital Sipario è una miniera di informazioni musicali, artistiche e storiche. Per esempio, si possono confrontare diversi spettacoli ed esecuzioni di una stessa opera lirica, inoltre ad ogni opera è associata una documentazione inerente lo spettacolo prescelto come l’elenco di tutte le rappresentazioni storiche andate in scena alla Fenice, foto di scena e bozzetti della scenografia, rassegna stampa nazionale ed estera delle critiche più significative. In questo modo l’esperienza della fruizione artistica si arricchisce di collegamenti e approfondimenti legati al background storico dell’opera d’arte. Digital Sipario è nato dalla collaborazione tra Fondazione IBM Italia e Fondazione Teatro La Fenice in occasione della riapertura del nuovo teatro La Fenice ricostruito, con il duplice scopo di preservare nel tempo i video relativi alla produzione artistica delle passate stagioni e di quelle future e di “avvicinare” pubblici sempre più ampi e giovanili al mondo dell’opera lirica. Grazie alla partnership con IBM, il Teatro La Fenice sarà protagonista di un documentario che sarà disponibile su Internet nei prossimi mesi, come testimonial di innovazione in campo artistico e musicale.
IBM E LA FENICE: UNA PARTNERSHIP TECNOLOGICA - 1 La Fondazione IBM Italia è un’organizzazione non profit nata al fine di consolidare in una struttura istituzionale l'impegno di IBM nei campi sociale e culturale, tramite la realizzazione di studi, ricerche e progetti sperimentali o sostenendo attività a favore di altri enti operanti in campo sociale, assistenziale, culturale. L’attività della Fondazione si concentra nelle aree scuola, cultura, lavoro, sociale. In particolare, in campo culturale, la Fondazione IBM Italia promuove la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale nazionale attraverso la realizzazione di progetti sperimentali o la donazione di infrastrutture informatiche e servizi formativi ai più prestigiosi Enti ed Istituzioni protagonisti del mondo culturale italiano. Di particolare interesse è il “Progetto Teatri” sviluppato dalla Fondazione in collaborazione con i più importanti teatri italiani. Avviato nel 1994 in partnership con il Teatro La Scala di Milano, il progetto si è articolato nel corso degli anni attraverso importanti collaborazioni con le più prestigiose realtà culturali del Paese, tra le quali il Teatro La Fenice di Venezia, il Rossini Opera Festival di Pesaro, il Teatro dell’Opera di Roma, la Fondazione Arena di Verona, al fine di promuovere nuove competenze nell'ambito della progettazione virtuale delle scenografie teatrali. In collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, il Foro Valldigna para el Mediterraneo di Valencia e l’Unione dei Teatri Europei, ha fatto seguito l'iniziativa “Dionys. Un Progetto per il Mediterraneo”. Sostenuto da una potente infrastruttura tecnologica, Dionys offre a professionisti, esperti, ricercatori, studenti e a tutti gli appassionati di teatro un ambiente web multilingue in costante evoluzione. Con la Fondazione Teatro La Fenice è nato il progetto “Digital Sipario”: il teatro veneziano è stato dotato di un’infrastruttura tecnologica all’avanguardia che permette di effettuare la registrazione e l’archiviazione, su base digitale, di contenuti multimediali ed ottenere l’editing delle opere rappresentate. Nell’ambito del programma, nel corso del 2007, è stato indetto il Concorso “Tutti all’opera. In rete con La Fenice” per stimolare le interpretazioni dell’opera lirica nei linguaggi più moderni e creativi. Attenta a valorizzare pienamente le potenzialità offerte dalle tecnologie, la Fondazione IBM Italia ha anche contribuito allo sviluppo di importanti iniziative in ambito museale. Nel 2006, la Fondazione ha realizzato due importanti collaborazioni con enti prestigiosi: la prima, con la Galleria Borghese, ha visto la realizzazione di un sito internet multimediale e di un’applicazione interattiva per la mostra “Raffaello da Firenze a Roma”; la seconda, con il Museo Egizio di Torino, permetterà la messa in rete dei capolavori del museo italiano sul sito IBM www.eternalegypt.org. Per maggiori informazioni: www.fondazioneibm.it
RASSEGNA INTERNAZIONALE ACCADEMIE DI CANTO Young Artists Programme Royal Opera House Covent Garden Teatro La Fenice, sale Apollinee lunedi 7 aprile 2008, ore 17 The International Opera Studio Zurich Opera House Teatro La Fenice, Sale Apollinee domenica 4 maggio 2008, ore 17 Accademia di canto Teatro alla Scala Teatro La Fenice, Sale Apollinee domenica 11 maggio 2008, ore 17 Atelier Lyrique Opéra International de Paris Teatro La Fenice, Sale Apollinee domenica 18 maggio 2008, ore 17 Accademia Rossiniana del Rossini Opera Festival Teatro La Fenice, Sale Apollinee domenica 8 giugno 2008, ore 17